I soldati piangono di notte

18,50

Titolo:  I soldati piangono di notte
Autore: Ana Maria Matute
Editore: Fazi
Pagine: 216

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Descrizione

Dopo Ricordo di un’isola, I soldati piangono di notte, nella sua prima traduzione italiana, è il secondo volume della trilogia di Ana María Matute: una delle maggiori scrittrici del Novecento spagnolo, amata da Mario Vargas Llosa e Julio Cortázar.
La guerra civile spagnola è giunta all’ultimo atto e Manuel, che ha trascorso anni in riformatorio per espiare colpe altrui, è tornato in libertà. «Sei troppo buono», gli hanno sempre detto tutti. Ma come sa fin da bambino, nessuno è buono e nessuno è cattivo. E lui chi è? Diviso tra un padre adottivo, José Taronjí, trucidato dai fascisti, e un padre naturale, il lupo di mare Jorge di Son Major, che lo ha riconosciuto soltanto in punto di morte, Manuel non lo sa più. L’unica cosa che sa con certezza è che ha una missione da compiere. Deve recarsi da Marta, la moglie di Alejandro Zarco, leader del bando repubblicano da tutti conosciuto come Jeza. L’uomo è stato giustiziato in carcere e lei, che dal momento dell’arresto del marito si è rifugiata nell’entroterra, è ancora all’oscuro di tutto. Quella che Manuel si troverà di fronte è una donna ancora bambina. Il loro sarà un incontro tra due solitudini che darà vita a una lunga, dolente confessione reciproca: anche Marta ha una storia terribile da raccontare, la propria, e lo farà con dovizia di particolari. Ritornano le atmosfere struggenti dell’isola di Ana María Matute, che diventa lo scenario di una storia vissuta da nuovi personaggi rimanendo però, inevitabilmente, la grande protagonista, con la sua bellezza remota di luogo sospeso nel tempo. E come la sua protagonista, questo romanzo, parte di un’opera fondamentale della letteratura spagnola, risplende.
«Un oscuro rancore lo invadeva, antico e segreto… Un rancore passivo e privo di rabbia, non scevro d’amore, lo trasformava. Aveva visto gli alberi perdere le foglie e liberarsi della corteccia; anche lui si stava lentamente, inesorabilmente spogliando della sua infanzia ingenua, dell’ultimo sopore del sonno».

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